16 Settembre, 2025
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Tra dazi USA e inflazione europea: l’Italia cerca stabilità

L’economia italiana affronta una fase complessa in questa seconda parte dell’anno. Dopo un avvio incoraggiante, i dati più recenti hanno mostrato una leggera contrazione del PIL tra aprile e giugno, dovuta soprattutto a fattori legati agli scambi commerciali internazionali, mentre la domanda interna ha mantenuto una buona tenuta.

Non mancano però segnali positivi. La produzione industriale, pur in calo su base annua, ha registrato un piccolo recupero a giugno, capace di compensare il rallentamento del mese precedente. Un dato che, se confermato nei prossimi mesi, potrebbe rappresentare il punto di partenza per un nuovo ciclo di crescita del settore manifatturiero.

Sul fronte internazionale, a preoccupare sono i dazi statunitensi sulle esportazioni europee, che rischiano di pesare in modo significativo sulle imprese italiane. Secondo le prime stime, l’impatto sull’economia potrebbe tradursi in una progressiva riduzione del PIL nei prossimi anni, se non verranno adottate contromisure a livello comunitario.

C’è però un elemento che sorprende positivamente i mercati finanziari: i titoli di Stato italiani vengono oggi percepiti con maggiore affidabilità, tanto che lo spread con la Francia tende a ridursi. È un segnale che testimonia la capacità del Paese di mantenere una linea di bilancio più prudente rispetto ad altre economie europee tradizionalmente considerate più solide.

L’agenda economica delle prossime settimane sarà particolarmente intensa. In arrivo ci sono i dati sull’inflazione di Italia, Germania, Francia e Spagna, oltre agli indicatori che misurano la fiducia delle imprese e dei consumatori nell’Eurozona. Questi elementi forniranno un quadro più chiaro sulle prossime mosse della Banca Centrale Europea e sulle strategie da intraprendere in autunno.

Le prospettive per l’Italia restano comunque moderatamente positive. Le principali istituzioni internazionali concordano su una crescita lenta ma costante, con il Prodotto interno lordo che dovrebbe stabilizzarsi intorno a un livello contenuto quest’anno e rafforzarsi leggermente nel prossimo. A sostenere questa traiettoria contribuiscono gli investimenti legati al PNRR, anche se rimangono vulnerabilità strutturali come la scarsa produttività e il progressivo invecchiamento demografico.

In sintesi, l’economia italiana vive una fase di equilibrio fragile, sospesa tra i rischi derivanti dalle tensioni commerciali globali e le opportunità che arrivano dal rafforzamento del tessuto produttivo interno. La sfida dei prossimi mesi sarà trasformare i timidi segnali di ripresa in una crescita più solida e duratura.

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